SpazioGemma

di Michela Morgana.

Ogni dato esperienziale è tale in virtù di una soggettività che lo esperisce e da secoli la filosofia d’oriente come d’occidente si interroga sul soggetto. La psicologia, resasi autonoma dalla filosofia ma ancora con forti legami con essa, ne ha fatto addirittura proprio interesse elettivo e grazie ai suoi fondamenti epistemici è oggi buon interlocutore sia della filosofia che della scienza e ponte tra le due.

Silenziosamente, sul fondo antico sul quale poggiano filosofia, psicologia e scienza, giacciono le religioni, che si sono occupate del soggetto quando in esse erano ancora amalgamate le varie forme del sapere ….
Parlare di soggetto porta a considerare l’esistenza del Sé, come fa gran parte dell’occidente, o almeno a considerarne la natura illusoria, come fa l’oriente estremo nella sua quasi totalità e con una posizione di cerniera, non solo geografica, tra i due continenti occupata dall’India. Ma anche se per decretarne l’irrealtà, pure l’oriente è costretto a occuparsi del Sé, dovendo fare i conti con una esperienza quotidiana, forse grossolana, per la quale il Sé esiste, quale premessa e supporto di un Io agente unificante e strutturante l’esperienza soggettiva. Ciascuno di noi, sente di essere “qualcuno”. Ciò che ci dà il senso della nostra identità, che struttura il nostro modo di percepire e vivere e trasformare le varie situazioni, corre tra l’io e il Sé. Quando diciamo io, ci identifichiamo con la nostra parte cosciente e volitiva, ben sapendo che siamo più del nostro io, tanto che nella lingua italiana abbiamo anche il pronome me per indicare qualcosa che non coincide esattamente con ciò che sperimentiamo come io. L’esperienza forse più estrema e bizzarra del nostro sapere o almeno intuire di essere più del nostro io, la facciamo quando sogniamo. Chi sogna? Certo siamo noi, eppure i sogni che facciamo non sono frutto del nostro io, di quella parte di noi che intendiamo quando diciamo io, nascono invece da una parte di noi che non conosciamo, o conosciamo poco, della quale non siamo per lo più consapevoli. La consapevolezza, molto legata all’io, si rende così conto che il suo campo è limitato e che molto le sfugge… ampliarla e fortificarla è uno degli scopi tanto della psicoanalisi quanto del buddismo, con percorsi ed intendimenti in parte sovrapponibili e in parte no. Affiora così il dato che mentre l’io è una funzione della coscienza, il Sé abbraccia uno psichismo più ampio (come ben ha indagato soprattutto la psicologia analitica junghiana, quella transpersonale e la psicosintesi) che si estende anche alla sensorialità somatica e la sopravanza.


Parlando di pratiche conoscitive del soggetto circa se stesso, la domanda antica e sempre attuale che si pone è “chi sono?” Dopo anni di convivenza, questi due termini della domanda, chi e sono, sono ancor spesso impegnati in una disputa per attrarre maggior attenzione su di sé, il chi trovando buoni alleati in occidente mentre il sono ne ha ad oriente, con tiratori franchi da ambo le parti a rendere più avvincente la domanda, che placida nel tempo continua comunque a porsi…
Moltissimo è stato detto e scritto sul sé, sull’io, sull’essere e non mi addentro nell’improba impresa di darne una dettagliata storiografia e rassegna. Più modestamente porgo alcune riflessioni riassuntive e di raccordo tra i due modelli di pensiero, occidentale e orientale.
È normalmente accettata la considerazione che l’occidente sia più individualista rispetto all’oriente più propenso all’identità di gruppo e ad esso maggiormente asservito. Questo è quanto deriva dalle rispettive storie e tradizioni anche in relazione alle vicende del sé. Come si pensa alla propria soggettività e come la si considera in relazione al proprio gruppo di appartenenza porta a esiti che incidono tanto sul soggetto quanto sull’ambiente.

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