SpazioGemma

di Michela Morgana.

Il termine ‘medicina’ proviene dal latino mederi, curare, mentre la sua radice indoeuropea lo riporta al significato di misurare, radice condivisa con il termine ‘meditazione’. In questa lontana comunanza linguistica ritroviamo lo scopo comune di medicina e meditazione entrambe rivolte alla salute dell’uomo intesa come equilibrio, armonia. La storia e i metodi della medicina occidentale sono alquanto diversi rispetto alle tradizioni di medicina e meditazione orientali, ma non dobbiamo dimenticare che anche l’occidente ha le proprie tradizioni di meditazione che nel passato non erano disgiunte dalla pratica medica.

È solo con la scissione operata dalla scienza occidentale tra soggetto e oggetto, tra corpo e mente, che la scienza si è impoverita di ogni elemento che non rientrasse nei criteri di validazione da essa stessa fissati, criteri la cui possibilità di soddisfazione è soggetta a strumentazioni esse stesse in progressiva evoluzione.
Ed è proprio quando la ricerca scientifica occidentale si è dotata di strumenti estremamente sofisticati di indagine che ha potuto reincontrare queste diverse tradizioni e culture della salute e riconoscere loro validità: Gli ultimi decenni sono quelli della fioritura in occidente delle neuroscienze, che a sorpresa, dopo anni di diffidenza (se non aperto disprezzo) nei confronti delle pratiche psicologiche (a favore dell’intervento farmacologico nella modificazione degli stati mentali), vengono a confermarne la validità, fondata sulla riconosciuta (e sperimentalmente comprovata) plasticità del cervello. È del 1998 la scoperta della creazione ininterrotta di nuovi neuroni in età adulta. Le capacità del cervello di “reimpostarsi” sono maggiori di quanto si ritenesse fino a solo pochi anni fa.

Bernardo Bertolucci già diversi anni fa osservava che la psicoanalisi è la forma di meditazione dell’occidente, cogliendo il nesso fra le pratiche psicologiche occidentali e quelle orientali, inserite queste ultime in un diverso contesto culturale dove la cura psicologica è inglobata nella pratica della meditazione e della medicina (senza un buon equilibrio mentale non si può proseguire verso i livelli più alti di meditazione, così come c’è differenza tra un veggente e un visionario… ). Attraverso la meditazione così come con la psicoterapia, si acquisisce la capacità di gestire le emozioni, eliminare (o almeno ridurre) quelle negative e promuovere quelle positive. Tutte le scuole di meditazione hanno un unico scopo, riarmonizzare l’essere umano e permettergli di evolvere.

Già la psicosomatica ha reintrodotto in occidente un’idea di uomo dove la distinzione tra dimensione somatica e dimensione psichica non significa scissione tra le due, vivendo l’uomo in contemporaneità corpo e psiche.
Che avvenga tramite una psicoterapia o una particolare pratica di meditazione, l’educazione affettiva è uno dei requisiti fondamentali per realizzare una armonizzazione tra corpo e psiche e essere in buona relazione con gli altri e con l’ambiente.

Ciascuna scienza oggi converge in una parola chiave comune a tutte: relazione. Tanto le scienze umane quanto le cosiddette scienze dure concordano sull’importanza della relazione come processo dinamico e vitale andando così verso il risanamento della scissione tra soggetto e oggetto operata secoli fa in occidente. Dall’atomo all’universo tutto è in relazione in un continuum di stupefacente coerenza, continuità attraversata dalla presenza dell’uomo, coautore di equilibri e squilibri di cui è al contempo soggetto e oggetto, attivo e passivo.
Meditazione è un termine generale e ogni pratica di meditazione va contestualizzata nel proprio sistema di pensiero psicologico e religioso.Le diverse tradizioni religiose che si avvalgono della meditazione come strumento di crescita ed evoluzione spirituale, operano a partire da teorie psicologiche circa l’essere umano radicate in un credo ontologico e teleologico. Queste psicologie frutto della sistematizzazione teorica di esperienze pratiche e osservazioni di secoli, anche se non necessariamente conosciute da fedeli e praticanti, sono strumenti in mano agli “operatori”, maestri spirituali e terapeuti ad un tempo. Queste psicologie possono essere considerate anche laicamente, a prescindere dal credo religioso cui sono legate.
Possiamo cioè distinguere gli aspetti psicologici da quelli più strettamente teologici, rispetto ai quali si entra nel merito del credere, consapevoli del fatto che per una profonda comprensione di una scuola di meditazione è bene non trascurare la conoscenza dell’elemento culturale, storico-religioso-spirituale cui appartiene. Distinguere non è scindere e questo diventa tanto più evidente quanto più si progredisce nella meditazione intrapresa, qualunque essa sia. Del resto, anche nella scienza si operano talvolta “atti di fede”.
È questo argomento tanto importante quanto complesso e lo rimando alla competenza degli epistemologi.
La meditazione si avvale di due modalità principali distinte e complementari nell’operare, ovvero la concentrazione su un unico punto e quello che genericamente si può riferire come “stato aperto”.Si può ancora distinguere tra meditazione su un concetto, idea, qualità (ad esempio la compassione) e la visualizzazione (attraverso la costruzione di un’immagine mentale). Il maestro di meditazione svolge l’importante funzione di diagnosi di personalità e di eventuali disarmonie psico-emozionali del principiante/praticante, valuta ciò che è utile proporre e ciò che è controindicato o dannoso, quindi da evitare; per questo è bene non farne a meno, almeno agli inizi.
Questo schema sintetico e riassuntivo è comune a ogni scuola di meditazione, seppur ciascuna lo esplica secondo il proprio specifico stile, supportato dal proprio specifico “credo”.

Il testo continua in tre sezioni, ciascuna dedicata a una diversa scuola di meditazione. Per comodità di lettura, il testo è suddiviso in tre articoli. È possibile continuare la lettura selezionando una delle seguenti voci.

Risvegliare un possibile interesse è quanto mi proponevo attraverso queste poche pagine, di necessità sintetiche e parziali. Il mio auspicio è che da questi pochi elementi iniziali sia possibile aprire riflessioni plurime per proseguire secondo un proprio itinerario.
Ho preferito non proporre commenti né paralleli tra una sezione e l’altra del testo, lasciando a ciascuno la propria libertà associativa sia tra le varie parti esposte che tra queste e le conoscenze di ciascuno. Solo per la zen ho proposto riscontri scientifici a titolo esemplificativo della comprovata efficacia della meditazione, riscontro analogo ad altri relativi a altre meditazioni (per chi fosse interessato, la bibliografia di merito si sta via via ampliando…). L’esposizione delle tre scuole di meditazione trattate segue gli stili delle fonti utilizzate i quali a loro volta rispecchiano gli stili delle diverse fonti sapienziali cui appartengono. Al di là del comune scopo di tutte le meditazioni e dei parallelismi, quando non vere e proprie equivalenze, è proprio il particolare stile nella sapienza di ciascuna scuola l’elemento sul quale si giocano preferenze, sintonie e…scelte.
La meditazione è comunque innanzitutto un’esperienza e come ogni esperienza umana nasce dalla relazione e in essa cresce. Da qui la necessità di un Altro con il quale imparare e condividere l’esperienza meditativa. Il maestro (come il terapeuta) è come il dito che indica la luna senza essere la luna e accompagna fino a quando sia raggiunta l’autonomia data dall’aver interiorizzato quanto necessario per vedere la luna con i propri occhi.


Bilbliografia

(Si ringrazia la dott.ssa Marina Spada per la citazione di Bernardo Bertolucci)
Boff L., Leloup J. Y. “ I terapeuti del deserto” Ed. Gribaudi, Milano 2003
Brosse J. “Zen e occidente” Ed. Pisani 2003
Dalai Lama “Ponti sottili” Ed. Neri Pozza , Vicenza 1998
Dalai Lama Goleman D. “Emozioni distruttive” Ed. Mondadori, Milano 2003
Goleman D. “La forza della meditazione” Ed. RCS, Milano 1997
Leloup J. Y. “L’Esicasmo” Ed. Gribaudi, Milano 1992
Mandel G. “Storia del Sufismo” Ed. Rusconi, Milano 1995
Mandel G. “La via del Sufismo” Ed. Bompiani, Milano 2004
Modell A. H. “Psicoanalisi in un nuovo contesto” Ed. Cortina, Milano 1992
Modell A. H. “Per una teoria del trattamento psicoanalitico” Ed. Cortina, Milano 1994
Montanari E. “La fatica del cuore” Ed. Jaca Book, Milano 2003
Schimmel A. “Sufismo” Ed. Morcelliana, Brescia 2001
Thanavaro M. “Meditiamo insieme” Ed. Ubaldini, Roma 2003

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